La genesi della dottrina sociale della Chiesa cattolica, che riflette e offre una guida morale in merito ai problemi che affliggono la società, viene ricondotta all’enciclica Rerum Novarum,
emanata nel 1891 da papa Leone XIII, ma è in realtà insita nel messaggio cristiano. Essa si fonda su quattro princìpi fondamentali: il rispetto della dignità della persona umana, l'orientamento
al
Bene comune,
il valore della solidarietà e il
principio di sussidiarietà.
A partire dal XX secolo si sviluppò la convinzione che spettasse ai laici cattolici, e non più alla gerarchia ecclesiastica, l'impegno di promuovere in ambito politico i valori cristiani.
Promotore di questa nuova mentalità in Italia fu don Luigi Sturzo (1871-1959), fondatore del Partito Popolare Italiano (1919): un partito laico, democratico e costituzionale, di ispirazione
cristiana. Inizialmente l’idea non fu ben accetta dalle gerarchie della Chiesa, che temevano di perdere parte del loro potere politico. Ciononostante, anche grazie all’impegno concreto dei
politici cristiani nella lotta alle ingiustizie sociali e alle dittature, le resistenze furono presto superate.
In seguito, come accadde in altri Paesi europei all’epoca dominati da poteri totalitari, il regime fascista abolì e perseguitò i cristiani impegnati in politica. La dottrina della Chiesa,
infatti, rigettava apertamente gli autoritarismi del Novecento, che per loro natura negano la dignità umana e la fraternità universale. Al termine della Seconda guerra mondiale, gli ideali del
Partito Popolare trovarono un prosecutore in Alcide De Gasperi (1881-1954), nella fotografia a destra, che fondò la Democrazia Cristiana.
Il dopoguerra italiano fu caratterizzato dalla presenza di numerosi cattolici di alto profilo che contribuirono alla formulazione della Costituzione. Oltre al pensiero socialista e liberale,
la Costituzione riflette, infatti, la visione cristiana della persona e della società, testimoniata da politici come Giuseppe Dossetti (1913-1996), Amintore Fanfani (1908-1999), Giorgio La Pira
(1904-1977), Aldo Moro (1916-1978).
Fu formulato nel 1931 da papa Pio XI nell’enciclica Quadragesimo Anno e si basa sul concetto di “aiutare a fare” piuttosto che su quello di “fare al posto di”. Da un punto di vista civile,
questa regola venne accolta nel Trattato di Maastricht (1992) come uno dei princìpi guida dell’Unione Europea e, da quel momento in poi, è entrato a far parte di vari trattati europei e
dell’ordinamento giuridico di diversi Stati, tra cui quello italiano, dove è regolato dall’articolo 118 della Costituzione.
Una società organizzata secondo questo principio è incline a fare in modo di valorizzare al meglio la ricchezza della società civile.
Secondo papa Francesco (1936-2025) «coinvolgersi nella politica è un obbligo, per un cristiano. Noi cristiani non possiamo giocare da Pilato, lavarci le mani: non possiamo. Dobbiamo immischiarci
nella politica, perché la politica è una delle forme più alte della carità, perché cerca il Bene comune. E i laici cristiani devono lavorare in politica. […] Ma, non è facile. Non ci sono cose
facili […] La politica è troppo sporca, ma io mi domando: è sporca, perché? Perché i cristiani non si sono immischiati con lo spirito evangelico? […] è facile dire “la colpa è di quello”. Ma io,
cosa faccio?»
(Incontro con gli studenti delle scuole dei Gesuiti in Italia e Albania, 7 giugno 2013).
La testimonianza dei valori cristiani in ambito sociale, politico ed economico affonda le sue radici nella storia stessa del cristianesimo. Fin dall'epoca dell'antica Roma, i credenti hanno
manifestato la loro dedizione attraverso gesti concreti come l'obiezione di coscienza, dimostrando che la fede non può rimanere confinata alla sfera privata, ma deve tradursi in azione sociale.
L'impegno dei credenti a favore della giustizia sociale, della tutela dei beni comuni e della misericordia verso i più deboli rappresenta, infatti, il cuore stesso dell'essere cristiani.
È fondamentale precisare che il vangelo di Gesù non si identifica con nessuna ideologia politica specifica. I suoi insegnamenti hanno, però, un impatto sul pensiero politico: Egli ha predicato
la giustizia, la pace, la solidarietà, la convivenza civile, il rispetto del prossimo e del Creato. Gesù stesso conosceva i pericoli del potere, come evidenziato nelle sue parole sui governanti
che «dominano» e «opprimono»
(Matteo 20, 25),
e mise in guardia contro le sue tentazioni. Tuttavia, quando il potere (in Italia, la democrazia) tende a realizzare concretamente la dignità della
persona umana, il principio dell'uguaglianza e della fraternità, è possibile riconoscere in esso una proiezione sociale del cristianesimo. Non si tratta di un'identificazione totale, ma di una
coerenza di fondo che rende una determinata forma di governo compatibile con i valori cristiani.