Sviluppatasi soprattutto tra il XVII e il XIX secolo, la tratta degli schiavi africani seguiva diverse rotte. La tratta transahariana, praticata da mercanti in gran parte nordafricani, portava merci e prigionieri dall’Africa centrale verso gli attuali Marocco, Algeria, Tunisia ed Egitto.
La tratta orientale coinvolgeva, invece, l’Africa centro-orientale (Kenya, Tanzania, Congo), i cui abitanti, dopo la cattura, venivano venduti sulle piazze delle città arabe, persiane e indiane. Quando gli europei si inserirono nel mercato degli esseri umani, lo estesero per la prima volta al continente americano. Via mare, gli schiavi acquistati dalle compagnie europee venivano condotti nelle piantagioni brasiliane, caraibiche e nordamericane.
Una volta venduto il loro carico umano, le navi negriere tornavano nel vecchio continente portando zucchero, cacao, caffè, cotone, tabacco. Dall’Europa si spostavano quindi in Africa, con le stive cariche di fucili, stoffe e merci destinate a essere scambiate con nuovi schiavi. Le navi non viaggiavano mai vuote: il loro percorso, diviso in tre tappe, ricalcava approssimativamente i contorni di un triangolo. Si parla per questo di commercio triangolare.
Per avviare l’esercitazione, clicca sul titolo qui sotto: la prova comparirà in una nuova finestra del browser. Per rivedere il testo che hai appena esaminato e per consultare gli altri materiali dell’Atlante-Laboratorio, dovrai tornare alla finestra di partenza.
Il commercio triangolare