Democrazie e dittature in Europa tra le due guerre mondiali

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Descrizione

Alla fine degli anni ’30, la democrazia parlamentare sembrava destinata a scomparire dall’Europa. Solo la Francia, l’Inghilterra e pochi altri Stati mantenevano un regime liberaldemocratico, in cui i cittadini avevano la facoltà di esprimere le proprie opinioni e di votare liberamente.

Il resto d’Europa era in mano a dittature, governi autoritari e giunte militari. Negli anni successivi al primo conflitto mondiale, infatti, accanto ai totalitarismi instaurati in Italia, Germania e Unione Sovietica, si erano affermati numerosi governi ispirati ai regimi di Hitler e Mussolini.

In Spagna, per esempio, ma anche in Portogallo, Polonia, Ungheria, Austria, Grecia, Romania, Bulgaria, Iugoslavia e Turchia. La situazione era il frutto degli impulsi ipernazionalistici che si erano sviluppati durante la Grande guerra, ma anche della profonda crisi economica e sociale iniziata con il conflitto e inaspritasi in seguito al crollo dei mercati azionari, verificatosi a partire dal 1929.

In quella situazione, molti pensavano che parlamenti e partiti non fossero all’altezza della situazione, e che la “politica delle chiacchiere” dovesse essere sostituita dalla “politica dell’azione”: quella esercitata da uomini forti e risoluti come i capi del fascismo e del nazismo.

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