L'ostilità e l'intolleranza verso le migrazioni sono fenomeni complessi, radicati in paure ancestrali e dinamiche sociali contemporanee. L'immigrato, spesso percepito come “altro”, diventa il capro espiatorio di problemi economici e sociali, alimentando un senso di minaccia culturale e identitaria. Questa percezione distorta si basa sulla xenofobia, ovvero la paura dello straniero.
Il razzismo non è un sentimento innato, ma una costruzione ideologica e sociale che affonda le sue radici nella storia delle disuguaglianze di potere. Si basa sull’idea, del tutto infondata, che esistano “razzeumane biologicamente superiori o inferiori: una teoria pseudoscientifica che ha giustificato la schiavitù, il colonialismo e le politiche di segregazione.
Tra il XIX e il XX secolo, queste concezioni si sono evolute in teorie eugenetiche Insieme di teorie e pratiche che mirano a migliorare la qualità genetica di un certo gruppo., che cercavano di fornire una base biologica alle gerarchie sociali, sostenendo che le differenze fisiche fossero correlate a tratti intellettuali e morali. Oggi, la scienza ha ampiamente dimostrato l'infondatezza di queste teorie: il concetto di razza umana non ha alcuna validità biologica, ma rappresenta una costruzione culturale e politica.
Il razzismo può manifestarsi nelle istituzioni, nelle politiche e nelle pratiche sociali che perpetuano la disuguaglianza, come l’accesso differenziato al lavoro. L'intolleranza verso i migranti spesso si intreccia con il razzismo, assumendo sfumature specifiche. Queste forme di odio si nutrono di stereotipi e pregiudizi che creano un ambiente ostile e pericoloso per chi è considerato diverso. I media e la politica, attraverso narrazioni semplificate e allarmistiche, amplificano queste paure, trasformando il dibattito sull'immigrazione in un terreno fertile per la propaganda xenofoba.

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La legge italiana contro la discriminazione

La legislazione italiana è chiara nel condannare ogni forma di discriminazione e razzismo. L'articolo 3 della Costituzione sancisce il principio di eguaglianza, dichiarando che «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali».
Inoltre, il Codice Penale e altre leggi specifiche criminalizzano gli atti discriminatori e razzisti. La Legge Mancino (1993) e la successiva Legge Reale (1975), rafforzate dal Decreto Legislativo n. 215 del 2003, sono i principali strumenti di contrasto. Queste leggi puniscono chiunque diffonda idee fondate sulla superiorità o sull'odio razziale o etnico, e chi istiga a commettere, o commette, atti di discriminazione per motivi razziali, etnici o religiosi.
La legge italiana offre, quindi, un quadro giuridico solido per combattere l’ostilità e l’intolleranza. Tuttavia, la sola azione legislativa non basta: è necessario un impegno costante della società civile, delle istituzioni educative e dei media per promuovere la comprensione interculturale e il rispetto reciproco. L'educazione, fin dalla più tenera età, rappresenta l'antidoto più efficace contro l'odio e i pregiudizi.
In ambito scolastico, per esempio, l’inclusione può essere favorita attraverso pratiche che valorizzino la collaborazione. Se all’interno di una classe vi sono ragazzi emarginati per motivi di provenienza etnica, appartenenza religiosa, disabilità o semplici differenze caratteriali, un metodo efficace consiste nel proporre alla classe un obiettivo comune da raggiungere, come un premio o una sfida, ottenibile esclusivamente tramite il contributo di tutti. Questo tipo di attività aiuta a dissolvere le barriere tra “noi” e “loro”, favorendo la nascita di un’identità collettiva e solidale.