La cura rappresenta un elemento fondamentale dell’esistenza umana, un filo conduttore che collega indissolubilmente l’individuo al proprio benessere,
alle relazioni interpersonali e all’ambiente circostante. Non si tratta di un concetto astratto, ma di una pratica concreta che si manifesta attraverso
azioni e comportamenti quotidiani. Infatti, risulta impossibile separare l’idea di “stare bene” da quella di prendersi cura di questo benessere,
implementando comportamenti che lo favoriscano e lo preservino.
Il primo passo verso un’esistenza improntata alla cura è la consapevolezza di sé: conoscere i propri limiti e le proprie potenzialità, accettare
la propria vulnerabilità e coltivare una tensione etica verso il miglioramento continuo sono elementi imprescindibili per un’autentica cura di sé.
Inoltre, in quanto esseri sociali e interdipendenti, la cura dell’altro assume un ruolo centrale nel tessuto delle nostre relazioni. L’empatia,
la capacità di immedesimarsi nelle persone e di comprenderne i bisogni, diventa la chiave per un’attenzione efficace e significativa verso il prossimo.
Mostrare empatia non rappresenta un atto dovuto, bensì una decisione consapevole che permea ogni aspetto della nostra vita. Siamo noi a decidere
se dedicare attenzione a noi stessi, agli altri e al mondo. Tale scelta esistenziale si traduce in un impegno costante a ricercare ciò che è necessario
per conservare la vita, farla prosperare e guarire le ferite. In questa relazione, la cura è qualcosa di intenzionale, che richiede tempo per costruirsi,
attivata dall’interesse per l’altro e finalizzata a ciò che per lui è essenziale, affinando la nostra vita interiore fino a renderla una bussola
per orientare le nostre decisioni: le nostre azioni di cura, offerte e ricevute, ci “modellano”, diventando parte di noi.
Il valore della cura non costituisce solo una responsabilità individuale, ma anche un impegno collettivo che coinvolge l’intera società. Le istituzioni
pubbliche, a partire dallo Stato, hanno il dovere di garantire le condizioni per una vita dignitosa e orientata al benessere per tutti i cittadini.
Principio primario dell’agire politico (il termine deriva dal greco pólis, “città”) è l’impegno di chi gestisce la “cosa pubblica” a definire leggi
giuste che permettano una buona qualità della vita per tutti e mirino al bene comune.
La cura è un gesto vitale che scaturisce dalla gratuità, dall’agire disinteressato e dalla consapevolezza che ogni individuo è parte di un tutto
più grande. In un’epoca dominata dall’individualismo e dalla logica del profitto, essa si pone come antidoto all’aridità interiore e motore di civiltà.
Si manifesta nelle piccole cose, nei gesti di gentilezza, nell’ascolto attento e nella disponibilità a mettersi al servizio degli altri, e ci spinge
a interrogarci continuamente sulla qualità del nostro agire.
La cura è un valore universale che trascende le barriere culturali, sociali e religiose. È un linguaggio comune che ci permette di comunicare la nostra umanità
e di costruire un mondo più giusto, solidale e compassionevole.
In un’epoca assoggettata alla tecnica, dove la distanza tra ricerca scientifica, pratica medica, industria e profitto si è progressivamente ridotta,
una visione olistica della medicina (che consideri l’essere umano come un “insieme”, hólos in greco, di psiche e corpo) non è affatto scontata.
Nonostante i documenti ufficiali insistano su una definizione di salute come benessere non solo fisico ma anche psichico, non è raro trovarsi di fronte
a una medicina disumanizzata, che si occupa della malattia trascurando la persona che ne è portatrice. Un approccio medico attento alla complessità
dell’essere umano dovrebbe invece considerare questo aspetto, tutt’altro che secondario ai fini della guarigione.
La malattia ci permette di comprendere che siamo questa totalità: corpo e mente (definita anche anima o psiche). La cura, pertanto, non è solo l’intervento
medico o farmacologico che allevia o sconfigge il male, ma anche vicinanza emotiva e conforto, elementi fondamentali per affrontare la fragilità umana.