Nell'islam contemporaneo vi è uno stretto legame tra lo Stato (il potere politico) e il tema della giustizia sociale, così come vi è tra Stato e i vari aspetti della vita individuale, sociale e morale.
Per l'islam le maggiori fonti legislative sono il Corano e la Sunna.
Lo Stato non è che un passaggio utile all'applicazione della shari'a, la sacra legge islamica che deriva dai quattro fondamenti del diritto:
LETTURA CONSIGLIATA
Jawdat Said, Vie islamiche per la nonviolenza
È la principale fonte della legge islamica, pur essendo un testo prevalentemente spirituale. Fornisce sia norme di contenuto teologico sulla professione di fede sia altre norme, per esempio quelle relative al culto, al vestiario, all’alimentazione, sulla libertà, sul matrimonio, sulla vita pubblica, sul diritto penale, sul diritto internazionale ecc. La giustizia è considerata una virtù portante per superare le disuguaglianze sociali, proteggere le vedove e gli orfani, dare forma alla jihad, che indica lo sforzo che il musulmano deve compiere per avvicinarsi ad Allah, insieme alla comunità intera.
È un testo religioso che rappresenta un codice di comportamento. È seconda solo all’insegnamento coranico esplicito. In arabo il termine significa "consuetudine", "tradizione". Presenta come esempio da seguire la condotta del Profeta Maometto, e quella delle prime generazioni di musulmani a lui vicine, nelle diverse circostanze di vita.
La rivelazione di Dio regolamenta la vita della umma , la comunità, e questa deve mostrare il suo consenso come ulteriore principio di verità. Tutta l'umanità è chiamata a obbedire alla Legge divina .
In ambito giuridico, il qiyas, o deduzione analogica è la forma di ragionamento che le persone dovrebbero produrre per trovare soluzioni a un problemi quando nel Corano o nella Sunna non si trovano riferimenti diretti a problematiche giuridiche.