Nel buddhismo la vita si caratterizza come unità indissolubile di aspetti fisici e spirituali. Il corpo compone la persona
insieme alle skhanda (sensazioni, rappresentazioni mentali, coscienza) e serve per condurre ogni individuo verso
l’illuminazione.
La sessualità si astiene da comportamenti violenti e senza consenso.
L’éros è considerato un forte legame e dovrebbe essere vissuto senza attaccamento. Quando la sessualità viene vissuta come alimento
per desideri e passioni diventa un pericolo per l’uomo perché non gli permette di andare oltre la sofferenza. Quando la sessualità
viene restituita alla spontaneità e alla primordialità, l’unione sessuale (come forma di unione spirituale) può condurre alla consapevolezza
dell’Assoluto. Il piacere porta, infatti, a esperire l’unità, sino alla Grande beatitudine (mahasukkha) della contemplazione della Realtà ultima.
Il matrimonio buddhista è un'unione riconosciuta a livello sociale, ma non un rituale religioso né un vincolo legale.
Gli sposi si prendono un impegno che viene benedetto durante un rito poetico specifico: alcune promesse vengono scambiate ad alta voce,
altre in silenzio, tutte a testimoniare il loro amore.
Sono ammessi il divorzio e le unioni interreligiose.