Sebbene ogni individuo possa coltivare un proprio senso di “famiglia”, il contesto culturale, politico e religioso in cui
ciascuno cresce e vive ci spinge a conformare la nostra definizione a una serie di norme condivise.
È importante sottolineare, però, che questo concetto non è immutabile, bensì si trasforma nel tempo e varia tra diverse
aree geografiche in base alle esigenze sociali. Nel mondo occidentale riconosciamo come famiglia tradizionale quella
nata dall’unione monogama di un uomo e una donna, ma esistono realtà in cui le famiglie sono, ad esempio, poligame.
Parimenti, nella nostra cultura concepiamo i figli come responsabilità esclusiva dei genitori, ai quali spetta il
compito di educarli e crescerli. Vi sono, tuttavia, tempi e luoghi in cui genitorialità e responsabilità parentali
non competono solo alle persone che hanno biologicamente concepito un figlio, ma si estendono all’intera comunità,
che considera tutti i bambini figli della collettività.
In base ai criteri che si vogliono adottare, è possibile distinguere un gran numero di modelli familiari. Tra quelli più noti vi sono:
Anche le coppie sposate senza figli e quelle che crescono bambini adottati o affidati sono considerate unità familiari in molti Paesi.
Da un punto di vista istituzionale, la
Dichiarazione dei diritti umani
(1948) considera la famiglia in senso aristotelico, descrivendola come «il nucleo naturale e fondamentale della società».
Al di là della struttura familiare all’interno della quale ci si vuole e ci si può legalmente riconoscere, questa visione sottolinea
l’importanza di essere costruttori partecipi e responsabili della società.
APPROFONDISCI
Tra le sfide etiche e culturali che caratterizzano il concetto moderno di “famiglia”, particolarmente ampia e complessa è
quella determinata dalla diffusione delle cosiddette teorie “gender”, che distinguono il genere biologico dal genere come
costrutto culturale. Vi sono teorici che, muovendo dall’analisi dei disturbi dell’identità sessuale, giungono ad affermare
esplicitamente che il sesso cromosomico sarebbe irrilevante, mentre ciò che davvero rappresenta l’individuo è la cosiddetta
“identità di genere”, frutto di convenzioni sociali. Dall’irrilevanza del sesso genetico deriva l’idea che comportamenti e
preferenze sessuali sono frutto di un libero orientamento, slegato dall’identità maschile e femminile. Secondo il cristianesimo,
tuttavia, l’identità sessuale si radica e si manifesta sia nell’identità corporea sia in quella spirituale. Negli ambiti
della generazione e del matrimonio la differenza sessuale non può essere sostituita da altri tipi di relazione: non è sufficiente,
perciò, la dimensione dell’amore o della volontà a determinare la possibilità di contrarre matrimonio e di generare dei figli,
ma è necessario rispettare l’ordine presente nella natura biologica.
Tra le ulteriori complessità della famiglia moderna, si può osservare anche un maggiore cinismo verso il valore della fedeltà
nelle relazioni e nel matrimonio, con la conseguente tendenza alle relazioni adulterine.
Inoltre, si stanno evolvendo nuovi modi di concepire e dare forma ai nuclei affettivi, come la convivenza di fatto, e le difficoltà
lavorative ed economiche attuali non permettono ai giovani adulti di prendersi cura degli anziani, i quali, non più produttivi,
vengono lasciati ai margini della società.
FAMILIARIS CONSORTIO, 1981