La teologia protestante vede nella creazione dell'uomo e della donna un invito alla comunicazione e all'incontro.
Nella loro somiglianza reciproca si manifesta una comunione profonda, mentre le loro differenze offrono opportunità
di arricchimento reciproco. Il dialogo tra uomo e donna converge naturalmente verso una prospettiva progettuale
comunitaria, e la famiglia si fonda sul concetto essenziale di reciprocità.
Secondo la concezione protestante, tutti i fedeli sono chiamati dal Signore a esercitare il servizio verso Dio e il prossimo.
I pastori non svolgono una funzione sacerdotale particolare, e il ministero pastorale non è prerogativa maschile.
Il protestantesimo rifiuta l'obbligo del celibato ecclesiastico: i pastori non solo possono sposarsi, ma sono esortati a costituire
un esempio positivo, unendosi in matrimonio con una persona credente verso cui manifestare fedeltà e rispetto.
Nelle religioni riformate il
matrimonio
non è considerato un istituto giuridico: la celebrazione in Chiesa rappresenta
semplicemente una forma rituale pubblica per i nubendi.
Il matrimonio è concepito principalmente come contratto civile, la cui regolamentazione, insieme a quella del divorzio,
è affidata alle leggi dello Stato.
Nonostante questa impostazione, il matrimonio mantiene un forte aspetto spirituale. Quasi tutte le Chiese protestanti
prevedono il rito religioso della
benedizione
degli sposi da parte del pastore. Alcune denominazioni più progressiste
estendono questa benedizione anche alle coppie omosessuali che si sono unite civilmente.
Sebbene non sia considerato un sacramento, il matrimonio è riconosciuto come un dono di Dio, una realtà santa da vivere
intensamente secondo i princìpi cristiani. Rappresenta un atto di responsabilità ed è inteso come un vincolo indissolubile,
pur ammettendo che in determinate circostanze possa verificarsi una rottura, aprendo eventualmente la strada a nuove nozze.