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IL LAVORO ALLE FONDAMENTA
DELL’ITALIA



Il primo articolo della Costituzione della Repubblica Italiana recita: «L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione».
L’idea di una Repubblica fondata sul lavoro è emersa durante i lavori dell’Assemblea Costituente in un dibattito articolato e ricco di proposte. Significativa fu la proposta di Palmiro Togliatti (1893-1964) che aveva suggerito una “Repubblica di lavoratori”, con riferimento esplicito a una determinata classe sociale. Tuttavia, i padri costituenti optarono per una formulazione più inclusiva, che valorizzasse il lavoro come elemento universale e unificante.
Collocare il lavoro come fondamento del vivere civile rappresenta una scelta di profondo significato simbolico e pratico. Questa decisione trascende il pur importantissimo diritto al lavoro (riconosciuto dall’art. 4 «La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società». della Costituzione) per affermare un principio identitario: il lavoro come elemento essenziale dell’essere cittadini italiani.
La Repubblica Italiana si distingue così da altre forme di ordinamento statale fondate su princìpi differenti, sottolineando il contributo fattivo di ciascuno, attraverso qualsiasi forma di attività lavorativa, a costituire la base del patto sociale. Ogni cittadino è infatti chiamato a sostenere il progresso materiale e spirituale del Paese, secondo le proprie possibilità e capacità.
Il lavoro diventa così misura della dignità umana e viene riconosciuto non solo come mezzo di sostentamento individuale, ma come elemento fondamentale per la costruzione di una società coesa e orientata al bene comune.

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Assemblea Costituente


Istituita il 2 giugno 1946, lo stesso giorno del referendum istituzionale con cui gli italiani scelsero la forma repubblicana anziché quella monarchica, operò dal 25 giugno 1946 al 31 gennaio 1948. Durante questo periodo elaborò e approvò il testo della Costituzione della Repubblica Italiana. Quest’ultima fu promulgata il 27 dicembre 1947 ed entrò in vigore il primo gennaio del 1948.
La Costituente vide collaborare insieme forze politiche diverse con l’obiettivo comune di fondare un nuovo Stato democratico, dopo il ventennio fascista e la guerra. Quando nel testo si fa riferimento ai “lavori della Costituente”, si intende il periodo di dibattiti e proposte che portarono alla stesura della Costituzione.




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Il lavoro nobilita l'uomo

Il lavoro rappresenta l’attività fondamentale con la quale l’essere umano soddisfa i propri bisogni, costituendo un elemento essenziale per la sua dignità e per la possibilità di investire sul futuro.
Il principio cardine da tenere presente è “il lavoro è per l’uomo, non l’uomo per il lavoro”. Questa visione presuppone un equilibrio fra la dimensione oggettiva del lavoro (il fatto di essere funzionale a uno scopo) e quella soggettiva (le potenzialità autorealizzative). Nella dimensione soggettiva, la persona si identifica con ciò che fa, assumendo su di sé la missione che il proprio lavoro comporta: per esempio c’è una differenza significativa tra affermare «io sono un insegnante» e «io faccio l’insegnante». Interiorizzare il significato profondo del proprio operare significa lasciarsi trasformare dal lavoro stesso e ciò, in giusta misura, è positivo, poiché, come espresso da papa Giovanni Paolo II nell’enciclica Laborem Exercens (1981), lavorare è funzionale al «compimento della vocazione ad essere persona».
Tuttavia, nella cultura odierna del superlavoro, spesso si assiste a un eccesso di identificazione nel proprio ruolo professionale, che si traduce nell’incapacità di coltivare una propria identità e delle relazioni sociali al di fuori dell’ambiente lavorativo.
Il lavoro, dunque, nobilita l’essere umano solo quando viene concepito e agito con modalità adeguate alla dignità della persona.