Il diritto al lavoro rappresenta uno dei cardini fondamentali della dignità umana nella società contemporanea. La Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (1948) afferma con chiarezza che «ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione» (art. 23, comma 1). Ciò implica una responsabilità collettiva profonda: la mancanza di lavoro costituisce una violazione dei diritti fondamentali di ciascun individuo.
Il diritto al lavoro non è solo un principio giuridico, ma un elemento costitutivo del bene comune. La piena occupazione rappresenta, infatti, un obiettivo prioritario per una società equilibrata, che tuteli la dignità di tutti coloro che hanno il dovere e il desiderio di sostenere sé stessi e le proprie famiglie tramite il proprio impiego.



Quando questo diritto viene meno, la comunità ha il dovere di fornire sostegno temporaneo, sempre con l'obiettivo di favorire il reinserimento della persona nel mercato occupazionale.
Riconoscere tale diritto significa validare la natura umanizzante dell'attività lavorativa. Da questo derivano ulteriori diritti che salvaguardano la dignità del lavoratore, garantendo che l'attività lavorativa non venga disumanizzata o snaturata rispetto alle sue finalità essenziali per la persona e la società. Tra questi, emerge innanzitutto il diritto a una giusta remunerazione, che non si limita al compenso per l'attività svolta, ma deve garantire al lavoratore «la possibilità di disporre dignitosamente la vita materiale, sociale, culturale e spirituale sua e dei suoi» (Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, n. 302). Vi sono poi il diritto al riposo, a condizioni lavorative che proteggano l'integrità fisica e morale della persona, alla pensione, alla tutela in caso di malattia e ai provvedimenti a favore della maternità.
La Chiesa ha sempre sostenuto il diritto al lavoro e le sue articolazioni. Fin dalla Rerum Novarum (1891) di papa Leone XIII, si afferma, ad esempio, il diritto di associazione dei lavoratori, a cui si collega il diritto di sciopero, considerato legittimo «quando appare lo strumento inevitabile, o quanto meno necessario, in vista di un vantaggio proporzionato» (Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 2435).



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La Costituzione italiana sostiene il diritto e il dovere al lavoro (art. 4), la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori (art. 35), il diritto alle pari opportunità e alla parità di retribuzione tra uomini e donne (art. 37), nonché quello di sciopero (art. 40). Vi sono poi numerose leggi che regolano l’esercizio di tali diritti, la sicurezza sul lavoro, la libertà sindacale, l’erogazione dei servizi indispensabili, i termini di pensionamento ecc.
Purtroppo, sebbene il quadro normativo nazionale miri a garantire occupazione e condizioni di lavoro dignitose, la sua applicazione e i risultati concreti variano significativamente tra regioni e, talvolta, all’interno delle stesse. L’Italia settentrionale è storicamente più industrializzata e presenta tassi di occupazione più elevati rispetto al Mezzogiorno. Il Sud, invece, soffre di una cronica carenza di posti di lavoro, unita a un elevato tasso di disoccupazione, soprattutto femminile, e a livelli di povertà relativa e assoluta più alti. Questa situazione spinge i giovani a emigrare verso il Nord, in cerca di opportunità, sottraendo capitale umano alle regioni d’origine.



In generale, nelle regioni economicamente fragili si riscontra una maggiore diffusione del lavoro precario, irregolare e scarsamente tutelato. Ciò espone i lavoratori a condizioni di incertezza, bassi salari e limitato accesso a diritti fondamentali come la malattia, la maternità e la pensione, oltre a perpetuare la marginalizzazione di intere fasce della popolazione.
Mentre il divario tra Nord e Sud aumenta, si accentua anche quello tra ricchi e poveri. Numerosi studi hanno individuato tra le cause la globalizzazione; le crisi economiche che hanno colpito l’Europa negli ultimi anni; la crescita dell’inflazione; la richiesta di competenze specializzate per essere ammessi nel mercato occupazionale, acquisite tramite corsi di formazione economicamente a carico del cittadino; la stagnazione dei salari.
Si rivela necessario un maggiore impegno da parte delle istituzioni, affinché ogni individuo possa realizzare pienamente le proprie potenzialità e aspirazioni, individuando e implementando efficaci strategie di prevenzione e contrasto alla discriminazione, alla povertà, allo sfruttamento, al mancato rispetto delle norme di sicurezza (che rappresenta un serio problema nel nostro Paese) e altri, numerosi ostacoli che permeano l’attuale mondo del lavoro.


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