La rapidità del progresso scientifico-tecnologico che caratterizza il mondo contemporaneo trasforma costantemente il mondo del lavoro.
Negli ultimi decenni, lo sviluppo delle tecnologie informatiche e delle comunicazioni ha determinato cambiamenti radicali che richiedono una ridefinizione dei sistemi educativi
per anticipare gli scenari futuri e rispondere alle nuove richieste del mercato.
Secondo il
World Economic Forum,
un’organizzazione senza fini di lucro che si occupa di analizzare le tendenze economiche mondiali, il 65% dei bambini che oggi frequentano
la scuola media svolgerà professioni che attualmente non esistono ancora.
Sulla base di recenti analisi dell’OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico), si stima che, in media, nei
Paesi OCSE,
il 14% dei lavori corre il
rischio di essere completamente automatizzato (in Italia 15,2%), e quindi di sparire, entro i prossimi vent’anni. Inoltre, il 32% (35% in Italia) dei lavori così come li
conosciamo oggi potrebbero subire cambiamenti significativi.
Un simile scenario può generare preoccupazione e non va sottovalutato.
L’angoscia per tali prospettive può portare all’ostilità al cambiamento, un fenomeno già noto. Durante la rivoluzione
industriale, infatti, il movimento
luddista
Il luddismo è un movimento sindacale sviluppatosi in Gran Bretagna, nel XIX secolo.
reagì violentemente all'introduzione delle macchine nelle fabbriche,
ritenute causa di disoccupazione e bassi salari. Oggi, come allora, il tema dell'automazione industriale suscita
timore per il rischio che i robot “rubino” il lavoro agli esseri umani.
Tuttavia, l'analisi storica dei dati britannici dal 1750 a oggi dimostra una sostanziale stabilità del tasso di
occupazione. Non solo: nei Paesi che hanno maggiormente abbracciato l'innovazione tecnologica, come la Corea del Sud,
la disoccupazione rimane bassa e l'economia continua a espandersi.
Se si agisce con intelligenza, per ogni posto di lavoro che scompare, nascono nuove
opportunità.
Nei Paesi in cui si sono verificate perdite di posti di lavoro, la spiegazione è principalmente legata all’esternalizzazione
delle produzioni: un fenomeno che non è legato all’introduzione di nuove tecnologie, ma ad altri fattori, come l’eccessivo carico fiscale,
che rendono troppo elevato il costo del lavoro.
I dati raccolti dall’OCSE confermano che, a seguito della digitalizzazione e della globalizzazione, la domanda di
competenze delle imprese privilegia le capacità che non possono essere facilmente replicate dalle macchine e
dall’intelligenza artificiale, come le abilità di comunicazione, l’intelligenza sociale, le capacità di persuasione
e di negoziazione.
L’essere umano ha, quindi, delle competenze insostituibili, che lo rendono ancora necessario.
Nel panorama del volontariato, numerose organizzazioni cristiane come la Caritas svolgono un ruolo cruciale nel contrastare la povertà, promuovendo
un dialogo diretto con i bisognosi e altri attori sociali.
La FOCSIV (Federazione degli Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario) e l’organizzazione non governativa, laica, internazionale
Amnesty International operano nell’ambito della solidarietà e della cooperazione internazionale, perseguendo l’obiettivo di una società più equa
e rispettosa dei diritti umani.
Il WFP (World Food Programme) delle Nazioni Unite svolge un ruolo fondamentale nella lotta contro la fame nel mondo.
L’associazione umanitaria Emergency fondata dal medico italiano Gino Strada (1948-2021) agisce in ambito sanitario costruendo ospedali, centri
pediatrici, luoghi di primo soccorso, ambulatori, centri per la maternità ecc., per aiutare le vittime della guerra, della povertà, della fame.