Economia e demografia alla fine del 700

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Descrizione

Nel corso del XVIII secolo, si ha in Europa un vertiginoso aumento della produzione agricola, che, offrendo una grande quantità di generi alimentari, consente alla popolazione di crescere enormemente, balzando dai 118 milioni del 1700 ai 140 del 1750, fino ai 193 della fine del ‘700.

I progressi dell’agricoltura si devono alla cosiddetta rivoluzione agricola: all’introduzione, cioè, di una nuova forma di sfruttamento dei campi, basata non più, come un tempo, sulla servitù della gleba, ma sull’utilizzo di manodopera salariata e sulla ricerca di profitti sempre maggiori, che inducono proprietari e affittuari a sfruttare tutte le opportunità che possano consentire di migliorare la produzione: vengono sperimentate, così, nuove tecniche, la concimazione dei campi viene attuata sistematicamente e, tra le altre cose, vengono scavati canali di irrigazione, evitando i possibili danni dovuti alla siccità.

La crescita demografica derivante dall’improvvisa disponibilità di generi alimentari, d’altra parte, porta con sé degli squilibri: le campagne, mai così densamente popolate, si riempiono di poveri e disoccupati, che cominciano a spostarsi in massa nelle città. Molte tra quelle persone, alla disperata ricerca di un lavoro, si impiegheranno nelle officine e, tra la fine del ‘700 e l’inizio del secolo successivo, parteciperanno a un nuovo, grande evento epocale: la rivoluzione industriale.

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