L’enciclica Fratelli tutti,
ispirata a san Francesco d’Assisi (1182 circa-1226), sottolinea l’urgenza della pratica della Carità (in greco, nel Nuovo Testamento, agápe) come
fondamento della misericordia ed espressione della fraternità universale.
La Carità cristiana costituisce il fondamento della Fede e della Speranza, e insieme a esse costituisce le tre virtù teologali, che hanno per oggetto Dio.
Paolo di Tarso (4-67 circa), nell’Inno alla Carità della Prima lettera ai Corinzi, ne illustra il significato profondo. Rivolgendosi a una comunità di nuovi convertiti,
spiega che i cristiani sono membra di un unico corpo
e che la Carità è l’essenza della fede cristiana. Senza di essa, afferma, anche le azioni apparentemente più virtuose perdono significato: «Se parlassi le lingue
degli uomini e degli angeli, ma non avessi la Carità, sarei come bronzo che rimbomba […]» (1 Corinzi 13, 1).
Questa virtù, che Paolo definisce eterna nella sua prospettiva escatologica
Aggettivo da “escatologia”,
dal greco éskatos, “ultimo”, e lógos, “discorso”. È la parte della filosofia e della teologia che si occupa delle “cose ultime”, cioè la morte,
il destino dell’uomo e del mondo dopo la morte.
(«la Carità non avrà mai fine», 1 Corinzi 13, 13), non è un dono immediato, ma si conquista nel tempo, attraverso la pratica della vita comunitaria.
Secondo il santo, l’autentica realizzazione umana si manifesta attraverso benevolenza e magnanimità. Quest’ultima, orientata verso il Bene, il Bello e il Vero,
promuove la giustizia e abbraccia tutti, nemici inclusi.
Superando ciò che si oppone all’agápe, si può sviluppare la magnanimità e amare autenticamente. Nella prospettiva cristiana, l’uomo può amare perché si
sente amato da un Dio personale che lo comprende, incoraggia e accoglie con misericordia.
La Carità-amore si esprime attraverso l’attenzione nel comprendere il mistero dell’altro, la premura verso chi si ama e il rispetto del suo valore intrinseco.
Questo approccio si traduce quotidianamente in un atteggiamento di responsabilità e nella cultura della cura verso il prossimo e l’ambiente, poiché il principio
della Carità cristiana è universale, cioè rivolto a tutti, invita a una reciprocità aperta e inesauribile e spinge l’uomo verso l’altro, anche se sconosciuto
o diverso (Giovanni 15, 12).
Per coltivare questa virtù, è dunque necessario riconoscere e combattere con vigore e costanza ciò che le si oppone: «i propositi di male: impurità, furti,
omicidi, adultèri, avidità, malvagità, inganno, dissolutezza, invidia, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive […] rendono impuro l’uomo»
(Marco 7, 20-23).
Per i cristiani, essere caritatevoli significa compiere “opere di misericordia”, che si dividono in:
OPERE DI MISERICORDIA CORPORALE | OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE |
---|---|
1. dar da mangiare agli affamati | 1. consigliare i dubbiosi |
2. dar da bere agli assetati | 2. insegnare agli ignoranti |
3. vestire gli ignudi | 3. ammonire i peccatori |
4. alloggiare i pellegrini | 4. consolare gli afflitti |
5. curare gli infermi | 5. perdonare le offese |
6. visitare i carcerati | 6. sopportare pazientemente le persone moleste |
7. seppellire i defunti | 7. pregare Dio per i vivi e per i morti |
Maestro di Alkmaar, Le sette opere di misericordia, 1504 circa; Rotterdam, Museum Boijmans Van Beuningen.