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IL PRINCIPIO CRISTIANO
DELLA FRATELLANZA
Jan Sanders van Hemessen, La parabola del servo spietato, 1556 circa; Ann Arbor, University of Michigan Museum of Art.




«Voi siete tutti fratelli» ha rammentato Gesù ai suoi discepoli (Matteo 23, 8) e questo implica l’amarsi «gli uni gli altri con affetto fraterno» ha spiegato Paolo di Tarso (4-67 circa) (Romani 12, 10).
Tale fratellanza si realizza attraverso azioni concrete che rispecchiano l’amore insegnato da Gesù: vivere in pace, garantire la giustizia e prendersi cura dei bisogni altrui, anche nei confronti dei nemici.

«Amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; […]. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste» (Matteo 5, 44-48).


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Fratelli tutti

L'approccio protestante all'arte e alla bellezza è stato storicamente vario e complesso. Nella sua ultima enciclica sociale, Fratelli tutti (Assisi, 4 ottobre 2020, la prima enciclica a essere firmata fuori dalle mura del Vaticano), papa Francesco ha presentato il suo “sogno” di una nuova umanità fondata sulla fraternità universale e sull’amore sociale (n. 6).
Questa visione, più volte espressa durante il suo pontificato, si ispira all’esempio di Francesco d’Assisi (1182 circa-1226), che scelse di vivere secondo una fraternità universale con tutto il Creato e dal quale il Pontefice ha tratto il proprio nome. Il contesto di umiltà che caratterizzò la vita del santo richiama la raccomandazione di Paolo di Tarso ai Filippesi (2, 5-8): «Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio, non ritenne un privilegio l’essere come Dio, ma svuotò sé stesso assumendo una condizione di servo, diventando simile agli uomini. Dall’aspetto riconosciuto come uomo, umiliò sé stesso facendosi obbediente fino alla morte e a una morte di croce», la più umiliante delle pene, riservata ai sovversivi.