La vita del credente si basa sulla costruzione di relazioni autentiche, attraverso la comprensione profonda dei sentimenti e dei bisogni altrui. Questo percorso
non è sempre facile e richiede uno sforzo costante finalizzato a provare empatia
Dal greco en,
“dentro”, e páthos, “sentimento, emozione”, è la capacità di mettersi nei panni degli altri, riconoscendone e comprendendone gli stati d’animo. È una forma
di intelligenza emotiva essenziale per instaurare rapporti sani e poter vivere all’interno di una società. Da non confondere con “simpatia” (da syn, “con”,
e páthos) che significa “sentire con” un altro ciò che anch’egli prova.
verso gli altri e sentirli come parte di noi. Tale capacità rappresenta l’essenza stessa della nostra umanità: è ciò che ci permette di vivere in comunità, stabilire legami profondi
e comprendere veramente l’esperienza altrui.
Come insegna la filosofa e santa tedesca Edith Stein (1891-1942), l’empatia si manifesta quando riconosciamo nell’altro non un oggetto, ma un soggetto nella sua piena dignità umana.
La radice linguistica lega l’empatia alla simpatia e alla pazienza Dal latino volgare patire (dal greco páthein, “provare”), la pazienza è la capacità di sopportare qualcosa, di provarla e di essere in grado di elaborarla internamente., una delle virtù fondamentali della tradizione cristiana. Questa qualità si manifesta nella relazione tra Dio e l’uomo: il Signore concede agli esseri umani il tempo per riconoscere i propri errori e intraprendere un cammino di conversione. Infatti, come osserva il filosofo e teologo tedesco Romano Guardini (1885-1968), la pazienza è il «modo con cui Dio risponde alla nostra debolezza, per donarci il tempo di cambiare» (La vita della fede, 1949). Avere pazienza significa saper attendere con forza d’animo, perseveranza e calma. La pazienza trova la sua massima espressione nella magnanimità.