Per le Chiese protestanti, la misericordia di Dio si rivela attraverso la grazia, un dono gratuito attraverso cui Egli offre il perdono dei peccati e la salvezza. La compassione è una diretta conseguenza della comprensione della misericordia di Dio. I credenti protestanti sono chiamati a seguire l'esempio di Gesù, che ha mostrato compassione verso i deboli, i malati e gli emarginati. Questo si traduce in atti concreti di carità e di servizio verso il prossimo. Il perdono è un altro aspetto fondamentale della misericordia. Come cristiani, i credenti sono chiamati non solo a ricevere il perdono, ma anche a perdonare gli altri, sebbene questo possa talvolta risultare difficile.
Nelle Chiese ortodosse, la misericordia è una virtù divina essenziale, che si manifesta attraverso l'amore e la compassione per il prossimo. Essa si traduce in azioni concrete di aiuto verso i bisognosi, ispirate dall'esempio di Cristo. La carità (agápe) è l'espressione pratica di questo amore, un dono gratuito di sé stessi e dei propri beni. Il perdono è un elemento centrale della spiritualità ortodossa, un invito costante alla riconciliazione con Dio e con gli altri, attraverso il sacramento della confessione.
La misericordia (rahamim) e il perdono sono precetti centrali della fede ebraica tanto quanto di quella cristiana, in quanto espressioni dell’amore infinito di Dio per l’umanità.
La compassione, come esemplificato nel comandamento (mitzvah) di "amare il prossimo come te stesso" (Levitico 19, 18), è il sentimento comune a entrambi.
Saper provare misericordia implica avere disponibilità d’animo, pazienza, empatia, una mente aperta e una disposizione alla compassione.
L’atto del pentimento (teshuva) è fondamentale per ottenere il perdono divino e altrui quando si commette peccato. È importante, infatti, che i credenti siano in grado di
riconoscere i propri errori, così da poter rimediare e non ripeterli in futuro.
Nell’islam, la misericordia (rahmah) rappresenta uno degli attributi supremi di Allah, come indicato da due dei Suoi nomi più ricorrenti: Ar-Rahman (Il Compassionevole)
e Ar-Rahim (Il Misericordioso).
Il perdono (maghfirah) occupa un ruolo centrale: i fedeli sono esortati a mostrarsi indulgenti verso gli altri come manifestazione della benevolenza divina.
Il concetto di pentimento (tawbah), affine alla teshuva ebraica, richiede onestà e il fermo proposito di non reiterare la colpa.
La sollecitudine verso ogni creatura costituisce un principio cardine che trova espressione concreta attraverso opere di carità e gesti di benevolenza.
Anche nel credo induista, i fedeli sono chiamati a seguire i principi della compassione (karuna) e della misericordia, in quanto qualità divine. Le scritture vediche e testi sacri come la Bhagavad Gita enfatizzano l’importanza della compassione non solo verso l’umanità, ma verso tutti gli esseri viventi. Il principio di non-violenza (ahimsa) è intrinsecamente connesso alla compassione, poiché promuove un atteggiamento di rispetto e benevolenza. Il perdono (kshama) rappresenta una virtù fondamentale per preservare l'armonia e la pace interiore, e si manifesta nel saper perdonare le offese ricevute.
Nel buddhismo, la compassione (karuna) rappresenta una delle quattro qualità illimitate, insieme all'amorevole gentilezza (metta), alla gioia empatica (mudita) e all'equanimità (upekkha). Questa virtù è considerata essenziale nel cammino verso l'illuminazione e nasce dal sincero desiderio di alleviare la sofferenza altrui. Il perdono costituisce un elemento cruciale della pratica buddhista: la capacità di perdonare permette di liberarsi da rabbia e risentimento, favorendo serenità interiore e saggezza. La meditazione e le pratiche contemplative aiutano a sviluppare queste qualità nel cuore dei praticanti.