Nell’Antico Testamento Dio comanda «amerai il tuo prossimo come te stesso» (Levitico 19, 18).
Il termine “prossimo” deriva dal superlativo dell’avverbio latino prope, “vicino”, indicando una vicinanza estrema radicata
nella comune appartenenza umana. L’amore del prossimo si esprime in maniera diversa rispetto alle altre relazioni: ad esempio,
non richiede necessariamente un’esperienza di vita condivisa, distinguendosi così dai legami familiari, dall’amicizia o
dall’innamoramento. Tuttavia, è fondamentale per la nostra piena realizzazione.
Gesù per primo manifestò compassione
Dal latino cum,
“insieme” e patior, “soffro”. È la condivisione delle sofferenze altrui, una partecipazione attiva e intima al dolore degli altri.
verso gli uomini, comprendendone sentimenti e necessità. Seguendo la tradizione rabbinica dell’antico Israele, insegnò non solo attraverso le parole,
ma con l’esempio concreto, avvicinandosi a poveri, ultimi, emarginati, sofferenti nello spirito e malati, manifestando loro la sua misericordia, guarendo, sfamando e accogliendo.
Quando un’azione concreta non è possibile, la misericordia si esplicita anche attraverso la vicinanza al dolore altrui, offrendo consolazione e speranza.
La parabola del buon Samaritano, raccontata nel Vangelo di Luca
(10, 25-37), illustra
come “prossimo” sia colui che scegliamo di avvicinare: questo atteggiamento implica farsi carico degli altri, assumerne la responsabilità e averne cura.
L’insegnamento evangelico esorta a farsi “prossimo” di chiunque, anche dello straniero o del nemico, mossi dalla misericordia verso chi è nel bisogno,
semplicemente in virtù della sua umanità condivisa con noi.
Questa è la grande rivoluzione di Cristo, che trascende non solo l’Antico Testamento ma l’intera cultura umana. La pratica della compassione attraverso
un servizio volontario e disinteressato, radicato nella condivisione della sofferenza, rappresenta il valore centrale che i cristiani sono chiamati a incarnare
nelle loro relazioni.
Le parole di Gesù ci mostrano che per Lui l’amore per Dio e quello per il prossimo sono una cosa sola: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi.
Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei Comandamenti, rimarrete nel mio amore» (Giovanni 15, 9-10).
L’adesione alla volontà divina si manifesta attraverso questo duplice amore, che per i cristiani si arricchisce nel vincolo della
fratellanza come figli di Dio Padre e fratelli in Cristo.
Nel “Discorso della montagna” (Matteo 5, 1-12), noto anche come “Beatitudini”, Gesù delinea le norme fondamentali per i suoi seguaci, proclamando «beati
i misericordiosi perché troveranno misericordia». Questo insegnamento si rivolge alla coscienza umana, chiamata a incarnare una giustizia nuova fondata
sull’amore per il prossimo attraverso comportamenti concreti.
Erasmus Engert, Il buon Samaritano, 1835; Vienna, Österreichische Galerie Belvedere.