La misericordia, dal latino misereor (“ho pietà, compassione”) e cor-cordis (“cuore”, considerato dagli antichi la sede dei sentimenti), rappresenta uno dei pilastri fondamentali della fede cristiana.
Questo attributo divino emerge con forza già nell’Antico Testamento, dove Dio stesso si rivela a Mosè come «il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà»
(Esodo 34, 6).
I Salmi ribadiscono costantemente l’eternità dell’amore del Signore per le sue creature e la sua disponibilità verso chiunque si affidi a Lui. Attraverso questo sentimento, Dio realizza
la storia della salvezza, inaugurata con la rivelazione ad Abramo (Genesi 12).
L’amore del Padre si svela nelle azioni del Figlio, Gesù Cristo, che incarna pienamente la compassione
Dal latino cum, “insieme” e patior, “soffro”. È la condivisione
delle sofferenze altrui, una partecipazione attiva e intima al dolore degli altri.
divina: durante la sua vita pubblica, Gesù non si limitò a predicare, ma insegnò attraverso l’esempio concreto, avvicinandosi ai bisognosi e manifestando una profonda comprensione dei loro sentimenti e delle loro necessità.
La compassione, infatti, esprime un sentimento di intima comunione con una sofferenza altrui che viene accolta come propria, creando un’unità profonda tra gli esseri umani.
Caravaggio, Sette opere di Misericordia, 1607 circa; Napoli, Pio Monte della Misericordia.
«Consolate, consolate il mio popolo» (Is 40,1) sono le parole accorate che il profeta fa sentire ancora oggi, perché possa giungere a quanti sono nella sofferenza e nel dolore una parola di speranza.
Non lasciamoci mai rubare la speranza che proviene dalla fede nel Signore risorto. È vero, spesso siamo messi a dura prova, ma non deve mai venire meno la certezza che il Signore ci ama. La sua misericordia si esprime anche nella vicinanza, nell’affetto
e nel sostegno che tanti fratelli e sorelle possono offrire quando sopraggiungono i giorni della tristezza e dell’afflizione. Asciugare le lacrime è un’azione concreta che spezza il cerchio di solitudine
in cui spesso veniamo rinchiusi.
Tutti abbiamo bisogno di consolazione perché nessuno è immune dalla sofferenza, dal dolore e dall’incomprensione. […] Eppure, mai Dio è lontano quando si vivono questi drammi. Una parola che rincuora,
un abbraccio che ti fa sentire compreso, una carezza che fa percepire l’amore, una preghiera che permette di essere più forte... sono tutte espressioni della vicinanza di Dio attraverso la consolazione
offerta dai fratelli.
A volte, anche il silenzio potrà essere di grande aiuto; perché a volte non ci sono parole per dare risposta agli interrogativi di chi soffre. Alla mancanza della parola, tuttavia, può supplire la
compassione di chi è presente, vicino, ama e tende la mano».
– Misericordia et misera, n.13 –
È proprio questa dimensione di condivisione ed empatia che papa Francesco ha voluto sottolineare indicendo, a cinquant’anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, attraverso la bolla
Misericordiae Vultus,
il Giubileo straordinario della Misericordia
(8 dicembre 2015-20 novembre 2016) per chiamare la Chiesa a «ritrovare il senso della missione che il Signore le ha affidato il giorno di Pasqua: essere segno e strumento
della misericordia del Padre» (Omelia del Santo Padre Francesco, 11 aprile 2015).
Questo Anno Santo ha voluto ricordare ai cristiani l’importanza di essere animati da sentimenti di compassione verso ogni forma di miseria, morale, spirituale e materiale, che affligge l’umanità. L’iniziativa si
è caratterizzata per gesti tangibili di misericordia: oltre all’apertura delle tradizionali Porte Sante nelle basiliche maggiori, sono state aperte “Porte Sante della Carità” in luoghi simbolici come mense per i
poveri, ospedali, carceri e centri di accoglienza.
Papa Francesco ha inoltre posto l’accento sulla misericordia come ponte tra le religioni, sottolineando come questo valore sia centrale anche nell’ebraismo e nell’islam , dove Allah è chiamato “Il Misericordioso,
Il Compassionevole”.
Nel contesto contemporaneo, segnato da conflitti, disuguaglianze e crisi umanitarie, il messaggio del Giubileo straordinario mantiene una forte attualità, richiamando l’urgenza di tradurre la misericordia in azioni
concrete di solidarietà e accoglienza verso chi soffre.
Lucas Cranach il Vecchio, Cristo benedice i bambini, 1537 circa; Cracovia, Wawel Castle.