L'essere umano è definito da un duplice bisogno esistenziale: amare ed essere amato. E il bisogno di amore si traduce nel desiderio di vicinanza,
di solidarietà, di comprensione da parte degli altri sia nella quotidianità sia, soprattutto, quando ci si trova nelle strettoie di condizioni dure
e difficili, in cui ci si sente soli e disperati. La “disperazione” è, letteralmente, la mancanza di speranza, l’incapacità, determinata dal dolore
e dalla sofferenza, di guardare oltre il momento contingente.
Nella società contemporanea, l’amore inteso come prossimità all’altro è svilito e trascurato perché l’individualismo ha preso il sopravvento, isolandoci
e corrompendo le relazioni positive con gli altri.
L’amore, in questo modo, è banalizzato e svuotato del suo significato più autentico. Questa situazione solleva un interrogativo cruciale: dove possiamo
trovare un amore autentico, capace di aiutarci a superare le grandi sfide dell'esistenza – l'ingiustizia, la solitudine, il dolore, l’emarginazione – e
di guarire le ferite più profonde dell'animo umano?
Una risposta ci viene suggerita dallo sguardo rivolto al cielo della Speranza dipinta da Raffaello: la capacità di guardare a un amore autentico che dia
senso alla vita e che abbracci la capacità fondamentale di essere misericordiosi.
Raffaello, Speranza, 1507; Roma, Pinacoteca Vaticana.